La Francia ha abortito lo Stato di diritto

Lo scorso 4 marzo la Francia ha novellato la propria Costituzione introducendo quello che i legislatori considerano un diritto nuovo: l’aborto. La soppressione della vita umana – biologicamente di questo si tratta – più indifesa che esista, perché molto piccola, incapace di parlare, di badare a sé stessa, financo di sopravvivere al di fuori di quello che dovrebbe essere un rifugio sicuro, il grembo materno, viene considerata ora, da questo Stato, un diritto cui dare copertura costituzionale.

È il trionfo del grande sul piccolo, del forte sul debole e latu sensu del male sul bene, perché ciò che naturalmente consideriamo innaturale viene promosso, difeso, garantito, tra i deliri scroscianti di folle ansiose di non assumersi le responsabilità delle proprie azioni.

La storia dell’umanità tende tutta alla vita, alla sua cura e al suo prolungamento, esaltare la morte prima della nascita è innaturale e palesemente maligno, al punto da mettere la Francia sul banco degli imputati della storia stessa, per essere processata secondo il diritto naturale dal passato, presente e futuro dell’uomo.

Abbiamo anche provato ad argomentare una difesa valida. Non ci siamo riusciti.

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Tutti presenti: la Francia al banco degli imputati, il Passato quale accusa, il Presente quale giudice relatore, la stampa a contorno; si alzino, dunque, per l’ingresso dell’onorevole giudice, il Futuro, della storia dell’umanità. Seduti.

Prende la parola il presente, che si limita ad esporre a grandi linee i fatti, è caratterialmente il più debole dei tre, fatica a prendere decisioni proprie, ad avere un’opinione sua, tende all’accondiscendenza e al non giudizio, il contrario di quel che il suo compito richiederebbe. 

Il Presente, giudice relatore: “Il processo odierno si celebra dinanzi a questo onorevolissimo consesso, poiché risulta che in data 4 marzo dell’anno 2024, la Repubblica Francese, per volontà del proprio parlamento e su proposta del Primo Ministro, col benestare e l’incoraggiamento del Presidente, a larghissima maggioranza, 780 voti favorevoli contro 72 contrari, su un totale di 925 parlamentari aventi diritto al voto, ha modificato la propria Carta costituzionale, introducendo l’aborto quale nuovo diritto. Così facendo ha sancito dinanzi al mondo che questa pratica è uno dei fondamenti su cui si basa la Repubblica stessa, uno dei valori elementari della vita all’interno di quella comunità umana. Conferma l’imputato che i fatti esposti corrispondono al vero?” 

Francia, imputato: “Confermo, e ne sono orgoglioso, così come lo è il popolo francese che con entusiasmi scroscianti ha accolto questo nuovo diritto fondamentale”. 

Il Futuro, giudicante: “sia data la parola all’accusa, seguirà l’intervento difensivo”. 

Il Passato, accusa: “Grazie signor giudice. Bene, anzi, non proprio benissimo, comunque i fatti sono stati così sommariamente esposti, nostro compito è analizzare a fondo la questione, le sue origini, affinché siano individuati i segnali di ciò che di marcio persiste nelle istituzioni francesi, a onor del vero fin dalla Rivoluzione del 1789.

Questa è forse la data proprio di inizio del decadimento francese, valoriale, identitario, umano. In 250 anni le stesse forze lavorano e governano nell’ombra la Francia, oggi come allora, facendole prendere una direzione che la allontana dall’Umanità, permeando ormai la mente delle persone con bandiere bucate come il laicismo, vocabolo inflazionato di cui si riempiono la bocca i teorici dei cosiddetti diritti civili.

Notiamo subito un punto fondamentale, che ci fa comprendere sia l’origine che il fine di ciò che sta accadendo in Francia: ciò che è male viene presentato come un bene, se si presentasse come tale, infatti, con il suo vero volto, nessuno lo accetterebbe. Ma la società francese è stata talmente permeata di vuoto secolarismo, priva di carità, di rifiuto dei valori su cui da sempre l’essere umano si è basato, da aver ribaltato le prospettive di veduta, con il risultato che la barbarie diventa una conquista di civiltà.

Il male persuade, tenta con le sue suggestioni di far sentire l’uomo in potenza, e qui sta l’inganno, l’illusione sintetizzabile nella frase “lo faccio perché posso e voglio”, ma il potere umano è effimero e temporaneo, e aderendo all’inganno ci si allontana dalla via che effettivamente lo porta ad uno stadio superiore di intelletto e di natura.

Il fatto che sia scientificamente possibile rimuovere un bambino dal grembo materno, che ricordiamolo non è vita in potenza, ma già vita…” 

Francia, imputato: “… NO! Prima della nascita non c’è vita, al più un grumo di cellule, incapace di vivere, per farlo deve rimanere attaccato al corpo della donna, incapace di badare a tutto, men che meno a sé stesso, incosciente e…” 

Il Futuro, giudicante: “Silenzio! Ad ognuno sarà dato di esporre le proprie ragioni al momento opportuno secondo regole che valgono per tutti, qui non sono accettati tentativi di interrompere le argomentazioni altrui; in questa sede la conduzione del rito spetta a me, non a uomini che già hanno deciso da che parte stare e che solo apparentemente si dichiarano al di sopra delle parti, tradendo invece in ogni atto le proprie reali convinzioni. Prego continui l’accusa” 

– l’imputato si ritrae così dall’impeto di rabbia che le parole dell’accusa hanno scatenato in lui, quasi impressionato del fatto di trovarsi di fronte ad un tribunale che non abbia già scritto il verdetto in suo favore, come si aspetterebbe, cerca allora approvazione rivolgendo lo sguardo verso la stampa, i quali giornalisti, attoniti, pur per la maggior parte approvando certamente, non è un mistero, quanto sostenuto dall’imputato, non possono intervenire, facendo così piombare anch’essi nella confusione: il sistema in cui si trovano non è già orientato nella loro direzione, la storia dell’umanità pende da un’altra parte – 

Il Passato, accusa: “Vede, giudice, abbiamo qui appena avuto uno spaccato di ciò che succede tra gli uomini: interrompere con l’intento di soverchiare, di mettere a tacere la voce di chi smaschera, di chi guarda oltre. È proprio per questo che non dobbiamo fermarci, la forza delle nostre parole alza il sipario e, forse, può scuotere le menti.

Comunque vediamo pure nel merito quanto obiettato dall’imputato, così da riprendere anche dal medesimo punto dal quale siamo stati interrotti: la vita umana inizierebbe con la nascita, e non con il concepimento, per cui in caso di aborto sarebbe sbagliato parlare di soppressione della vita umana.

Se il metro deve essere la coscienza, che dire allora di tutti noi, qualcuno ricorda forse le esperienze dei primi due anni di vita? Sappiamo tutti, perché tutti l’abbiamo sperimentato, che la presa di coscienza dell’essere umano avviene gradualmente e si completa con l’inizio della pubertà, quando l’esperienza viene anche ricordata. Eppure, nessuno dubita che sia pienamente vivo un bambino nei primi anni di vita, anzi anche di pochi mesi, o addirittura pochi istanti dopo essere venuto alla luce.

Che cosa segna dunque il discrimine tra uomo e non uomo, o al più tra uomo e uomo in potenza? Di certo non può essere il trovarsi nel grembo materno o al di fuori di esso, come se il luogo in cui è fisicamente presente il bambino potesse essere utile a definirlo o meno tale, altrimenti ammetteremmo che ci sia una netta differenza tra la stessa creatura appena prima di essere portato fuori dal ventre della madre e appena dopo esserne uscito.

La differenza non può nemmeno consistere nel poter badare autonomamente ai propri bisogni: secondo questo criterio coloro che necessitano di assistenza non sarebbero considerati uomini, eppure della loro inclusione gli stessi progressisti, o presunti tali, ne hanno fatta una bandiera.

La differenza va ricercata solo ed esclusivamente nell’essenza stessa della creatura: è uomo se l’incontro delle cellule che concepiscono la vita si è perfezionato, così da potersi moltiplicare e dare corpo all’anima; è invece vita in potenza, quindi non vita, prima dell’unione, quando queste si trovano separate all’interno dei genitori.

Ecco perché quello che è stato fatto ad opera dell’imputato va contro la naturale propensione dell’essere umano, la cui storia, anche di progresso scientifico e culturale, tende tutta alla vita, al suo miglioramento ed anche al suo prolungamento”. 

Il Futuro giudicante: “che cosa ha da replicare l’imputato?” 

La Francia, imputato: “quanto qui sostenuto dall’accusa è fuorviante, la scelta di rendere l’interruzione volontaria di gravidanza un diritto costituzionalmente garantito non può certo essere biasimata, in quanto dà alle donne pieno potere sul proprio corpo e le libera dalle incombenze che da sole dovrebbero affrontare nel corso della gravidanza indesiderata.

Il corpo delle donne è solo delle donne, ed a loro spetta la scelta su di esso, se portare avanti o meno la gravidanza, considerato anche il pesantissimo disagio psicologico che comporterebbe l’essere costrette a portare a termine la gestazione.

La nostra è stata una scelta di tutela della salute, delle donne e dei bambini a cui viene di fatto impedito di vivere una vita in cui non si sarebbero sentiti desiderati.

Il popolo francese ed il parlamento sovrano sono compatti in questa decisione, tant’è vero che le folle si sono riversate nelle piazze, sono state innumerevoli le manifestazioni di sostegno, pertanto ciò che decide il popolo, per il tramite dei suoi rappresentanti democratici, non può che essere giusto. 

Il Futuro, giudicante: “tutto qui?” 

La Francia, imputato: “Inoltre siamo nel 2024, il medioevo è finito da un pezzo, i diritti civili dovrebbero essere assodati, che senso ha ragionare ancora con categorie bigotte, superate, il progresso sta altrove”. 

Il passato, accusa: “vede signor giudice, e vedete voi tutti, nella difesa sta il fondamento stesso dell’accusa. Spacciare come progresso ciò che è essenzialmente contrario allo stesso progredire biologico dell’umanità, che viene stroncata prima del nascere, è un paradosso, che progresso per gli uomini, se gli uomini non vedono la luce?” 

La Francia, imputato: “beh non è che vengono abortiti tutti…, ehm…, pardon, non è che vengono volontariamente interrotte tutte le gravidanze, per cui bambini continueranno a nascerne”. 

Il passato, accusa: “Per quanto mi riguarda, l’umanità è formata da tutti gli uomini, ed allo stesso tempo in ogni uomo sta tutta l’umanità.

Il dato reale, comunque, ci dice che la Francia, così come tutte le nazioni dell’Europa occidentale, vive un terribile e profondo inverno demografico: pensate che l’anno scorso, nel 2023 ci sono state 678mila nascite, il 7% in meno dell’anno precedente e il 20% in meno di quindici anni fa, questo senza prendere in considerazione i dati etnici, dove il calo sarebbe ancora più drammatico e costante.

Sapete quanti sono stati invece gli aborti? 234 mila, la crescita è del 13% in venti anni.

Le nascite diminuiscono e gli aborti aumentano, quale può essere l’esito di questa pericolosa tendenza; se questa è la strada, dove sta portando?

Riprendendo poi le argomentazioni di controparte, che dice di voler tutelare i diritti delle donne, ebbene, vediamo, qual è il fondamento dello stato di diritto?” 

- l’imputato comprende dove vuole andare a parare l’accusa ed è restio a rispondere, rivolge lo sguardo verso il basso, non sappiamo se solo nel tentativo di evitare la domanda oppure anche perché brucia in esso una flebile fiammella di vergogna, che, dopotutto è un’emozione umana. 

Il Futuro, giudicante: “Risponda!” 

La Francia, imputato, solleva lo sguardo, gonfia il petto di aria, con tono rabbioso, sapendo di non credere minimante nel suo prossimo proclama: “proteggere i più deboli dalle oppressioni, a ciò si ispirano la libertà, l’uguaglianza e la fraternità”. 

Il passato, accusa: “esattamente. E tra una donna che cammina, parla, esprime le proprie ragioni, i propri disagi, è insomma un essere senziente, ed invece un bambino che a mala pena si muove, fragile in confronto a tutto ed a tutti, chi è il più debole? Non sono forse donne anche tutte le bambine che vengono abortite?

I fatti di cui stiamo discutendo oggi sono di una gravità inaudita, una comunità umana che proclama di basarsi sulla libertà della soppressione della vita prima della nascita, solo perché possibile dal punto di vista tecnico, è barbarie e come tale deve essere proclamata.

Le masse sono state illuse da allettanti suggestioni di potere, che viene presentato come auto determinazione; io affermo che si tratta di etero determinazione, arbitrio sul corpo del bambino, che, infatti, si trova in rapporto di dipendenza da quello materno, per sopravvivere e svilupparsi, ma non si identifica con esso.

L’aborto non si applica al proprio corpo, ma contro corpo altrui, e aggiungo che la barbarie sta nel fatto che la decisione venga presa dalla madre verso un figlio.

Ma è possibile che per tutelare la salute psicologia delle donne, nell’auto proclamata patria dei diritti non si sia trovata un’altra strada, un sistema di sostegno sia psicologico che finanziario, per evitare di arrivare a questo?”. 

Il Futuro, giudicante: “de hoc satis, si passi alle dichiarazioni conclusive”. 

La Francia, imputato: “per quanto ci riguarda, ribadiamo che il medioevo è finito, la nostra è stata una scelta a tutela dei diritti delle donne, le uniche da tutelare quando sull’altro piatto della bilancia sta un grumo di cellule, che non riconosciamo come soggetto né dal punto di vista biologico né giuridico, poiché la soggettività viene acquistata con la nascita.

Tanto, comunque, anche se lo vietassimo le donne farebbero gli aborti abusivi, vogliamo lasciarle nelle mani di finti chirurghi o vogliamo che si affidino a professionisti controllati dallo Stato?

La nostra è stata una lezione di civiltà al mondo e speriamo anche che l’Europa inserisca l’interruzione volontaria di gravidanza nella propria Carta dei Diritti Fondamentali”. 

Il passato, accusa: “non solo l’imputato non mostra nemmeno i cenni di un ripensamento, ma addirittura rilancia volendo portare lo scontro ad un livello superiore, utilizzando i meccanismi delle istituzioni europee per imporre la loro scelta a tutti gli stati membri, diffondendo la cultura della morte.

Siamo tutti testimoni del superamento a ribasso del fondo già raggiunto, mutando così dal deplorevole al pericoloso.

Quello che è successo in Francia, lo ripeto senza mezzi termini, è una barbarie non solo nel contenuto, ma anche nel metodo – metodo barbaro – di glorificazione della morte fatta passare all’opinione pubblica come diritto, dove la folla osanna, perché ha sete di novità vuota, di rivoluzione… contro sé stessa e contro la natura umana”. 

A questo punto la discussione si interrompe, il Futuro si ritira per deliberare.

Al suo rientro, tra gli occhi impazienti e dalla stampa e delle parti, si accinge al microfono per leggere il verdetto con voce solenne. 

Il Futuro, giudicante: “La questione odierna si basa essenzialmente sul determinare se sia o meno contraria alle logiche consolidate della storia umana la lettura dell’aborto quale diritto fondamentale, al pari degli altri riconosciuti tali.

Il primo e più fondamentale dei diritti, che funge da presupposto necessario per tutti gli altri è il diritto alla vita, senza vita non ci sono nemmeno salute, dignità, riservatezza, libertà. Il sacrificio del primo determina il sacrificio di tutti gli altri.

Una corretta tecnica di regolazione dei rapporti tra diritti di soggetti diversi, che inevitabilmente in una società plurale finiscono con il confliggere gli uni gli altri è il bilanciamento dei diritti, in base al quale l’espansione di un diritto confliggente comporta il restringimento dell’altro, ma non al punto da intaccarne il nucleo fondamentale, comportandone la totale ablazione.

Nel caso dell’aborto il diritto alla vita di un soggetto, che in molti casi si trova ad avere perfino concretamente la forma di un bambino, benché di dimensioni molto piccole, viene totalmente sacrificato, determinando così anche il venir meno di tutti gli altri diritti che alla vita sono conseguenti, per un non meglio precisato diritto dell’adulto al non portare avanti la gravidanza, che non pare giustificativo sufficiente.

Secondo i principi dello Stato di diritto all’estrema ristrettezza di dimensioni e possibilità della creatura dovrebbe parallelamente conseguire ampiezza e incisività della tutela.

Atteso che, come giustamente è stato ricordato, la storia dell’umanità ha sempre teso, per naturale propensione, al miglioramento della vita e al suo prolungamento fino ad estenderne il limite massimo grazie ad ammirevoli scoperte scientifiche e tecnologiche, incoraggiare una pratica distruttiva della vita appare in totale contrasto con le più basilari aspirazioni umane.

P.Q.M.

Questa corte, secondo gli esiti del passato, con gli occhi del presente e il giudizio delle generazioni future,

CONDANNA

i legislatori francesi alla deprecazione e al biasimo delle generazioni passate e future.

La forza del presente non appare sufficiente da poter determinare una condanna, ma questo genere di atti che gettano la maschera sulle reali intenzioni che ne muovono i promotori, contribuiranno a suscitare nuova consapevolezza utile a dare nuovi strumenti di lettura e di contrasto agli uomini che verranno.

Non si è ritenuto di condannare il popolo francese perché vi sono, tuttora, voci contrarie a quanto accaduto, e se anche Dio aveva promesso di risparmiare Sodoma e Gomorra se vi si fossero trovati anche solo 10 giusti, di certo non è sufficientemente autorevole questo Tribunale per poter condannare un popolo dove i giusti sono milioni, benché in minoranza sul totale. 

Il secondo e supremo grado di giudizio spetterà al Giudice Universale.

 

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Legittimità e giustizia: due concetti spesso confusi ma tremendamente distinti nello Stato moderno

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