Decido io la realtà (virtuale)

Come al solito, il presente ragionamento non si propone di essere utile ad alcunché, ma solamente di mettere un piccolo lume su un tema che, nell’enfasi mediatica, è molto probabile che passi sotto traccia. 

Risulta scontato evidenziare come il concetto di realtà sia senz’altro qualcosa di sottile. Possiamo immaginarla come qualcosa basato su un certo accadimento di fatti/eventi che in qualche modo modificano l’ambiente circostante. Se questo, per chi assiste a quegli accadimenti, può essere sicuramente vero, non lo è per tutti quelli che a quegli eventi non assistono. Famoso caso limite è quello del pazzo che effettivamente sente sul suo corpo ciò che è solo nella sua testa (quindi per lui reale), mentre agli occhi di uno spettatore c’è solo un pazzo. 

In quest’ottica – che prendiamo per buona nella sua grossolana delineazione – il concetto di realtà appare senz’altro più sfumato. Saltando subito alle conclusioni, la realtà è totalmente influenzata da come gli eventi “riverberano” tra gli spettatori e in base a quanto l’evento arriva all’essere sentito e diffuso tra tutte le persone. Esagerando, si potrebbe arrivare a dire che senza diffusione della (notizia dell’) evento, l’evento stesso, non esisterebbe, poiché esiste solo in quanto proiezione dei suoi effetti sulle persone. Sicuramente Aristotele lo spiegherebbe meglio, ma, almeno fin qui, veniamoci incontro.

Oggi, si fa presto a dire, il concetto di realtà è totalmente legato alla dinamica con cui gli eventi “accadono” sui social. Domani potrebbe non succedere niente, ma una buona fake news ben scritta e ben diffusa potrebbe produrre effetti identici all’evento (falso) a cui fanno riferimento. E questo sassolino, rotolando, diventa una valanga soprattutto quando tutta la corrente dell’informazione trascina gli ignari utenti delle piattaforme ad ingurgitare titoli e titoli di giornale, post e post di opinionisti, verso una chiara parte politica della Storia. Che sia la parte giusta o sbagliata della storia, poco importa ai fini di questo breve pensiero. Il concetto che emerge è che, nessuno escluso, tutti siamo oggetto di una manipolazione e distorsione di ciò che ognuno crede essere la realtà che lo circonda e degli eventi che accadono in quanto “passati alla cronaca”. 

Nel Febbraio 2024, arriva l’ennesimo tassello che sublima la volontà delle piattaforme (i colti le chiamerebbero VLOP, Very Large Online Platform) di voler controllare la realtà. Da qualche settimana ormai, a favor di disinteresse popolare, le piattaforme di proprietà del gruppo Meta hanno introdotto nelle proprie policy un trafiletto con il quale affermano di modificare il proprio algoritmo al fine di “non consigliare in modo proattivo contenuti di natura politica”. Con il solito approccio “scientista” (dove di scientifico c’è solo un camice bianco che non si sporca mai), facendo leva su una connaturata neutralità insita in un qualsiasi approccio basato sulla “tecnica” (qualsiasi cosa voglia dire essere tecnici neutrali), sostanzialmente, da questo mese, la nuova normalità sarà che Meta si riconosce il diritto di poter definire cos’è un contenuto a natura politica; ma anche di poterlo “incanalare nel modo in cui più ritiene opportuno, ovvero facendola finire nel dimenticatoio dove ciò venga ritenuto opportuno. Ciò al fine, ovviamente, di non influenzare; disinformando. Nonostante al momento questo sia una opzione solo parzialmente disattivabile, resta che Meta può farlo e lo farà. Resta che, sebbene tutti sappiano che i social utilizzino algoritmi “segreti” per favorire un certo tipo di contenuti politici, che l’intelligenza artificiale è costruita “di nascosto” per esprimere un certo tipo di pensiero, adesso ciò che era tra le righe ed accettato in quanto anormalità, adesso viene sbattuto in faccia dalle piattaforme che si impongono sulla scena gridando “decido io la realtà”. Nonostante ciò, il sottoscritto, parzialmente, se ne rallegra. Che sia un passo verso la fine di una condanna a subire l’attualità, la cronaca, l’informazione che informa i fatti (e non sui fatti, cit.) facendo un piccolo passo verso la riduzione dell’informazione, verso la libertà dalla libertà di stampa, di cui, sinceramente, non se ne può più. Libertà dalla stampa!

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