Le confessioni di Sant’Agostino: “Dove dunque ti trovai, per conoscerti?”
“Dove dunque ti trovai, per conoscerti? Certo non eri già nella mia memoria prima che ti conoscessi. Dove dunque ti trovai, per conoscerti, se non in te, sopra di me? […]. Tardi ti amai, bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai. Sì, perché tu eri dentro di me e io fuori. Lì ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Eri con me, e non ero con te. Mi tenevano lontano da te le tue creature, inesistenti se non esistessero in te. Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità; balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità; diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te, gustai e ho fame e sete; mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace.”
Uno dei brani più famosi di tutta la letteratura latina, che vuole essere un insieme un monito e un ringraziamento, che vuole esortare e insieme lodare e la cui lettura non può che scuotere un'anima che ricerca e che ha sete del vero. Lo squarcio di testo che è sopra riportato vuole essere rappresentativo dello stile e del tono di tutta l'opera "Le confessioni" di Agostino D'Ippona.
Ispirato all'immagine Platonica del pensiero come "dialogo che l'anima intrattiene con se stessa", l'opera agostiniana è, appunto, un dialogo tra l'autore e Dio stesso, "che è costantemente chiamato a interloquire, ma anche costantemente riconosciuto e affermato", in un'alternanza continua tra i generi letterari della confessio laudis (confessione di lode) e della "confessio peccatorum" (confessione dei peccati). Sono episodi specifici della vita dell'autore a consegnare lo sfondo sulla quale Agostino intesse la ricca trama dei suoi pensieri, sulla scia di una cultura, - quella latina -, che aveva già dato spazio a riflessioni autobiografiche di carattere spirituale (si pensi a questo proposito a Marco Aurelio).
Ma quella di Agostino non è solo un'autobiografia, è una vera e propria opera di elevazione interiore, è il divenire dell'anima dell'autore che si mostra nel momento stesso in cui questo racconta, è insieme talento e miracolo.
Con un linguaggio ormai maturo Agostino si fa incarnazione dell'escatologia dell'uomo, la cui anima desidera ricongiungersi pienamente a Dio. E lo fa mettendo in scena la propria trasformazione interiore, che si percepisce come iato tra l'evento raccontato (l'Agostino narrato) e la riflessione sullo stesso dell'Agostino narrante in una sorta di exercitatio animi.
Buona Lettura