Kickl, il nuovo Haider che ha stregato gli austriaci

I sondaggi lo avevano previsto e i cittadini sono stati di parola: le elezioni parlamentari austriache hanno visto il trionfo di Herbert Kickl che, per la prima volta nella storia, ha scalzato dal primo posto Popolari e Socialisti. Ma basterà a far tornare al Governo la destra dell’FPO in una terra dove le grigie ombre del passato sembrano aleggiare come uno spettro?

Herbert Kickl

 

Quella che da tempo gli osservatori internazionali hanno soprannominato “onda nera” non ha risparmiato neanche l’Austria. Dopo i successi ottenuti nelle elezioni francesi e tedesche, domenica 29 settembre la destra euroscettica e nazionalista ha sfondato anche in terra asburgica. Il merito è tutto di Herbert Kickl, 55 anni, leader del Freiheitliche Partei Österreichs (FPO), il Partito della Libertà Austriaco. Nato e cresciuto a Villach in una famiglia operaia, dopo gli studi in filosofia all'Università di Vienna, ha iniziato la sua carriera politica come ghostwriter di Jörg Haider, il carismatico Governatore della Carinzia per quasi vent’anni che nel 1999 porterà l’estrema destra al secondo posto con il 27%. Grazie alla brillante abilità oratoria, Kickl ha scalato rapidamente i vertici del partito, di cui è diventato segretario generale nel 2005 per poi essere nominato Ministro dell’Interno del 2017, distinguendosi fin da subito per le durissime posizioni in tema di immigrazione. Erano gli anni del Governo presieduto dal popolare Sebastian Kurz con i nazionalconservatori dell’FPO guidati da Heinz Christian Strache, dimessosi dopo due anni a causa dell’Ibiza-Gate (una serie di video che lo hanno visto protagonista in un caso di corruzione). Lo scandalo, un vero e proprio “terremoto” politico per l’Austria tanto da costringere Kurz alle dimissioni, non ha però visto coinvolto Kickl che, una volta all’opposizione del nuovo esecutivo formato da Popolari e Verdi, ha acquistato sempre più fama e notorietà. Celebri le sue posizioni critiche nei confronti delle restrizioni pandemiche e dell’obbligo vaccinale, tiepida la sua condanna all’invasione russa dell’Ucraina, senza sosta le battaglie contro la politica migratoria del Governo. Con il suo stile ferreo e intransigente ha estromesso dalla leadership del partito il “moderato” Norbert Hofer, succedendogli come Presidente. La sua linea politica, considerata da molti troppo estrema, lo ha però premiato alle elezioni europee dello scorso giugno, quando l’FPO è diventato il primo partito austriaco con il 25,36% dei voti. Questo successo lo ha così convinto a rincarare la dose, conducendo una campagna elettorale dai toni altissimi. Kickl ha incentrato il suo programma (intitolato “Fortezza d’Austria”) chiedendo la "remigrazione degli stranieri non invitati", un rigido controllo delle frontiere e la sospensione del diritto di asilo attraverso una legge di emergenza. Critico verso le “elite” di Bruxelles, ha proposto di riassegnare alcune competenze europee all’Austria e fermare la politica anti-russa per lasciar spazio alla diplomazia. Ma non ha mancato di cavalcare il malcontento legato all’inflazione e all’aumento del costo della vita, promettendo di essere il volkskanzler austriaco, ossia il cancelliere del popolo, appellativo già utilizzato da Adolf Hitler che ha scatenato le critiche di gran parte del mondo politico. “La gente è con noi, il sistema è contro di noi” ha ripetuto più volte nei suoi comizi. I Popolari, forse i suoi veri avversari, hanno invece impostato una campagna elettorale sposando da un lato alcuni temi dell’estrema destra (in particolar modo l’immigrazione) e dall’altro dipingendosi come i detentori della stabilità e del buongoverno. Dal canto loro i Socialisti dell’SPO hanno duramente contestato le politiche del Cancelliere Karl Nehammer (popolare), denunciando senza sosta i pericoli dell’avanzata dell’FPO. Ma il popolo è sembrato di un’altra idea tanto da regalare a Kickl il 28,8%, ai Popolari dell’OVP il 26,1% e ai Socialdemocratici il 21,1%. Quarti i Liberali di NEOS (9,1%) e ultimi i Verdi con l’8,2%. Per la prima volta nella storia, l’estrema destra ha raggiunto il primo posto, primeggiando nei distretti dell’Alta Austria, Stiria, Carinzia e Burgenland e piazzandosi in seconda posizione nel Vorarlberg, Tirolo, Salisburghese e Bassa Austria. Unica eccezione Vienna “la rossa”, dove l’SPO si è confermata primo partito.

“Abbiamo aperto la porta a una nuova era. Ora scriveremo davvero insieme questo nuovo capitolo della storia” ha commentato a caldo il candidato dell’FPO, rivendicando il diritto di guidare il nuovo Governo. I Popolari, crollati di 11 punti percentuali, hanno incassato la sconfitta, così come i Verdi, colpevoli di aver paralizzato il Paese con le politiche green.

La straordinarietà dei risultati ha portato osservatori e politologi ad analizzare i motivi di una così forte virata a destra dell’Austria, portandoli a concordare che i temi più sofferti dai cittadini sono stati il rallentamento dell’economia, l’insicurezza generale, la gestione pandemica e l’appoggio incondizionato all’Ucraina. Ma è la comunicazione ad aver fatto la differenza. Klick ha sfruttato al massimo le sue brillanti capacità oratorie, puntando soprattutto sui social per proporre un programma breve e incisivo. Con 216.000 iscritti al suo canale YouTube, l'FPO ha superato gli 8.530 dell’SPO e i 1.500 dell’OVP, ma ha primeggiato anche su Facebook, Instagram e Tik Tok, terreno fertile per le fasce giovanili. E difatti gli istituti demoscopici hanno dimostrato che quasi un terzo dei giovani ha optato per l’estrema destra (in aumento rispetto al 20% delle precedenti elezioni), che ha raggiunto l’apice tra gli elettori di mezza età.

E ora, come intenderà procedere il Presidente della Repubblica Alexander Van der Bellen? Non c’è dubbio che, pur essendo l’FPO il primo gruppo parlamentare, la scelta decisiva spetterà ai Popolari, contrari ad affidare il Cancellierato a Klick. L’erede di Haider da un lato ha spinto il suo partito sempre più a destra attraendo il voto delle fasce più sfiduciate della popolazione, ma dall’altro ha allontanato il possibilismo dei democristiani austriaci nel formare un governo di coalizione. Al momento questi ultimi si trovano di fronte a un grande dilemma: rivendicare la guida del Governo scendendo a compromessi con i vincitori o isolarli con il rischio che la retorica antisistema porti a una polarizzazione ancora più alta? Nel primo caso sarebbero azionisti di minoranza dovendo concedere agli alleati le caselle governative più importanti, ma la seconda ipotesi sarebbe vista come un tradimento verso gli elettori. Il Cancelliere uscente Nehammer, che non è nuovo sul palcoscenico della politica, ha così deciso di giocare in anticipo, sollecitando la Presidenza della Repubblica a ricevere Kickl per affidargli l’incarico di sondare le altre forze politiche. L’obiettivo è quello di costringere quest’ultimo a calare le carte per poi valutare l’offerta. E il verde Van der Bellen ha fatto proprio così: il 4 ottobre ha ricevuto il leader dell’FPO aprendo le danze delle trattative politiche che, a detta dei più, dureranno a lungo. E anche l’Austria, simbolo di saldezza e stabilità, si avvia verso un futuro incerto e tentennante, contribuendo alla crisi della cara vecchia Europa.

Michele Gottardi

Classe 1995, maturità classica e laurea con lode in giurisprudenza all’Università di Trieste. Appassionato di storia, politica e religioni, amante del "bello" nelle sue forme più elevate e profonde.

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