Verità e relativismo: crisi dell’oggettività nella società contemporanea

“C'è chi oggi asserisce che il rispetto della libertà del singolo renda ingiusto cercare la verità, compresa la verità su che cosa sia bene. In alcuni ambienti il parlare di verità viene considerato fonte di discussioni o di divisioni e quindi da riservarsi piuttosto alla sfera privata. E al posto della verità —o meglio, della sua assenza— si è diffusa l'idea che, Dando valore indiscriminatamente a tutto, si assicura la libertà e si libera la coscienza. È ciò che chiamiamo relativismo”

Cardinale Joseph Ratzinger

 

Ciò che è oggettivo, dunque “vero” in un senso assoluto, è ciò che non è opinabile dai singoli individui: ogni uomo deve adeguarsi a quelle istanze oggettive senza che possa negarle; parrebbe strano, d’altronde, l’uomo che tentasse di negare che “1+1” fa “2”, proprio perché la matematica è una di quelle discipline che si impone sulle soggettività, non richiede consenso democratico alle folle, ma si annuncia così com’è, e l’uomo non può che accoglierla.

Già gli antichi greci compresero la necessità di una “episteme”, in italiano “scienza”, ovvero quell’insieme di nozioni indubitabili, e che nella loro stabilità fungevano da guida e orientamento per il sapere in generale. Il “vero” è come un bacino d’acqua che esiste da sempre ed esisterà per sempre, indipendentemente da tutto, e l’uomo, venuto al mondo, s’è ritrovato a scoprire qualche goccia di questa fonte inesauribile non creata da lui, ma preesistente. Ebbene, con la nascita della civiltà occidentale post-seconda guerra mondiale, civiltà di stampo scettico-democratico, tutto ciò pare pian piano deteriorarsi, sino ad arrivare al giorno d’oggi. Il paradigma dominante pare proprio essere quello della soggettività assoluta che si impone su ogni altra cosa, e che non può trovare critica e correzione da alcuna oggettività.

Ad esempio: ad oggi nella cosiddetta “comunità LGBTQ+” si presentano forme di innalzamento di una soggettività che vuole crescere senza limiti (“io mi sento uomo” esclama una signora di 30 anni, e non v’è biologia, ovvero oggettività, che tenga!). Insomma, pare proprio che nessun uomo ad oggi sia disposto a rinunciare alla propria autodeterminazione in virtù di una “verità”, nessun uomo ad oggi è disposto a farsi contenere e guidare da paletti e istanze oggettive. Tutto ciò che va a limitare la fluidità delle soggettività è “fascismo (quante volte lo abbiamo sentito tirare in ballo!).

Sembra vi sia il timore che ciò che non dipende dalla libera scelta soggettiva sia imposizione, un alcunché di maligno, corrosivo della personalità. Charles Taylor in L’età secolare definisce proprio questo tipo di dinamica come “cultura dell’autenticità”: ciascuno ha il diritto di vivere la propria vita in pienissima libertà, e l’unico peccato che non può esser tollerato è l’intolleranza. I cristiani che vivono, ad oggi, in un mondo così configurato, come si devono comportare? Questi, infatti, dovrebbero essere portatori di una Verità che è assoluta, che non è un “scegli te”, ma si impone con grande forza nelle parole di Cristo, nel catechismo della Chiesa Cattolica, ecc. Insomma, i cristiani dovrebbero ancora essere quelle persone che non s’abbandonano allo scetticismo generale che ripone nell’autodeterminazione ogni felicità, ma dovrebbero costituire quel gruppo di persone che annuncia un solo modo d’essere pienamente felici, ovvero quello di innestare la propria vita in Cristo.

Tutto ciò alle persone d’oggi non piace affatto: ce ne siamo accorti noi, così come se ne era accorto l’allora Cardinal Joseph Ratzinger che denunciava: “Certo, i cristiani non sarebbero apertamente perseguitati; sarebbe una cosa troppo di altri tempi, poco elegante. No, bisogna essere tolleranti, aperti a tutto. Ma poi ci sono cose che vanno decisamente escluse, etichettate come fondamentaliste, anche laddove si può invece trattare di vera fede. Penso che si possa creare una situazione in cui occorrerà opporre resistenza, resistenza a una dittatura di tolleranza apparente che vuole mettere fuori gioco lo scandalo della fede liquidandolo come intollerante. Qui verrebbe allora davvero alla ribalta l'intolleranza dei 'tolleranti'”.

Seguendo le parole di Ratzinger allora i cristiani dovrebbero cominciare a opporre resistenza, ad annunciare una sola Verità senza scendere a vili e contraddittori compromessi, ricordando le parole di Cristo quando si annunciò non come un buonista per cui “siate ciò che volgiate, quello è l’importante”, ma si presentò invece come Colui che ha annunciato una Verità che non si mette in discussione, che non si modifica, che non si alleggerisce affinché sia più “inclusiva”: “Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada” (Mt 10, 34). Il cristiano rifiuti allora la logica dell’autodeterminazione soggettiva che distribuisce parvenza di libertà: perseguiamo, invece, la Verità, perché solo quella rende liberi

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La ragione del male è che il male non ha ragione